INCAS

 

 

MACHU PICCHU

Gli allineamenti astronomici riportati in questo insediamento remoto indicano che potrebbe risalire a migliaia di anni prima della civiltà Inca, alla quale invece se ne attribuisce la costruzione

Caratteristiche murature a puzzle della zona Cuzco-Machu Picchu
Gli Incas non elaborarono alcun metodo di scrittura, sebbene possedessero un ricco patrimonio di letteratura orale. Esistevano due mezzi di diffusione della cultura: quello popolare era costituito da bardi tradizionali, gli haranec, che istruivano collettivamente i giovani del villaggio e cantavano al popolo le gesta degli inca e i grandi avvenimenti del paese; quello ufficiale era costituito dagli amauta, letterati stipendiati dallo Stato i quali si limitavano a istruire e preparare i figli dei nobili e dei curaca; il “maestro” di questi letterati presiedeva all'educazione del futuro inca. A costoro si devono, forse, le opere posteriormente trascritte in lingua quechua, fra le quali alcuni drammi destinati alla recitazione all'aperto; fra questi, il più significativo è l'Ollantay (che per la presenza del coro ricorda il dramma greco), drammatica storia d'amore nella quale viene ricordata la creazione del mondo e degli Incas a opera di Viracocha. Poco noto è il calendario usato dagli Incas; si sa che contemplava la suddivisione dell'anno in dodici mesi corrispondenti ciascuno a una lunazione; ogni tre anni sembra che venisse inserito un mese supplementare per compensare lo scarto in meno rispetto all'anno tropico. Ogni mese aveva un nome particolare riferito ai riti religiosi e alle pratiche agricole.
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LO STATO

Lo Stato inca era basato sulla forza lavoro dei contadini (puric), i quali erano organizzati in gruppi di dieci (o multipli di dieci) famiglie, detti ayllu, diretti da un capo, sinchi, eletto dalla comunità; cento famiglie costituivano un pachaca, con a capo un ayar (nobile), mille (o multipli di cento) famiglie formavano un saya, con a capo un governatore di 2° o di 3° grado (curaca). I saya erano suddivisi in quattro suyu retti da un governatore scelto tra i fratelli dell'inca; ayar e curaca erano scelti sia nel clan dell'inca (ma non fra i suoi consanguinei) sia fra i nobili delle popolazioni soggette. Le terre, i prodotti dei campi, gli animali, i prodotti dell'artigianato e della metallurgia appartenevano all'inca, il quale assegnava a ciascun ayllu, in ragione del numero dei componenti, sia la terra da coltivare sia gli altri beni, in modo che fosse assicurato il minimo necessario. I cittadini avevano gli stessi obblighi, consistenti nel lavoro dei campi, nella tessitura degli indumenti e nelle mita regali (servizio militare, edificazione di strade, templi, fortezze, opere pubbliche). Artigiani e amministratori (quipucamayoc o custodi dei quipu) erano esonerati dalle mita; esonerati erano anche i giovani di nobile stirpe chiamati yanacona, la cui funzione era quella di imparare a conoscere l'organizzazione statale per divenire in seguito ayar e curaca. Le donne più belle e intelligenti venivano mandate in specie di conventi dove imparavano tutte le arti; tra esse (dette acllacunà) venivano designate le “vergini del Sole”, sorta di vestali che custodivano il sacro fuoco e fra le quali l'inca sceglieva le sue concubine. Le popolazioni da poco sottomesse venivano deportate in luoghi molto distanti da quelli di origine e qui educate alla cultura e tradizione inca; al loro posto venivano insediati contadini provenienti da zone politicamente sicure. Tale pratica, detta mitima o delle mitimaes, garantiva la pace nel paese, ma provocò la scomparsa delle culture e delle tradizioni di molte popolazioni preincaiche. Le famiglie dei curaca, dei notabili di Cuzco e del clan degli inca godevano di privilegi economici e sociali ma non avevano alcun potere politico; gli stessi curaca, i generali e i fratelli dell'inca dovevano presentarsi a questo scalzi e con un piccolo fardello sulle spalle in segno di assoluta sottomissione. L'inca, capo politico, religioso e militare, era ritenuto figlio del Sole; secondo altre leggende, di Viracocha; nelle funzioni religiose era coadiuvato da un sommo sacerdote (villac umu) e in quelle militari da generali; guidava personalmente l'esercito, girava il paese tenendo corti di giustizia, controllava l'amministrazione con la massima severità. Per mantenere inalterate le qualità morali, religiose e politiche dell'inca questi aveva l'obbligo di sposare una sorella che prendeva il titolo di coya; l'inca poteva avere un numero illimitato di concubine: i funzionari ne avevano qualcuna, mentre tutti gli altri cittadini dovevano rispettare la più rigorosa monogamia. Il controllo dell'economia era possibile per mezzo di “registri mnemonici”, originali oggetti detti quipu; grazie a questi, che venivano archiviati e conservati con cura a Cuzco, l'inca sapeva di continuo quale fosse la situazione economica e sociale del paese; con questi dava le necessarie disposizioni. I quipu consistevano in una serie di cordicelle, nelle quali venivano fatti un certo numero di nodi (quipu = nodo). Le cordicelle, lunghe da 50 a 60 cm, erano composte di fili di diversi colori attorcigliati insieme, da cui pendevano, come frangia, cordicelle più fini, pure di diversi colori e annodate. I nodi servivano a rappresentare numeri mentre i colori avevano carattere simbolico (bianco = pace; rosso = guerra; ecc.).


religione


Il pantheon inca era assai limitato: il dio supremo era Viracocha, il creatore della Terra, del Sole, della Luna e di tutti gli esseri viventi: il suo culto era però poco diffuso, tanto che nel periodo finale del regno era divenuto una specie di filosofia seguita dai nobili. Più venerate furono le dee della Terra (Pachamama), del mais (Mamasara), della Luna (Mamaquilla), del Mare (Mamacocha), il Tuono (Illapa) e soprattutto il Sole (Inti), che era considerato il progenitore degli inca. Oltre a queste divinità erano ammessi gli dei delle popolazioni sottomesse, i cui culti erano però locali. Agli dei venivano dedicati luoghi sacri (huaca) e ai più importanti furono eretti templi; il culto era amministrato da una classe di sacerdoti diretti da un sommo sacerdote (villac umu) soggetto solo all'inca; costoro provenivano tutti solo dal clan dell'inca mentre i sacerdoti delle divinità minori locali erano tratti da gente di basso rango non mantenuta dallo Stato. Monaci e monache custodivano i templi e dovevano seguire una rigorosa castità, pena la morte. Agli dei, soprattutto al Sole, venivano offerti sacrifici di animali domestici; eccezionale era il sacrificio umano; cerimonie sacre segnavano l'inizio dell'anno agricolo mentre in ciascun mese ricorrevano feste legate per lo più con l'attività agricola (festività massima era quella del raymi, al solstizio d'estate). Diffusa era anche la previsione del futuro, fatta da sacerdoti che compivano la loro pratica invocando gli spiriti col fuoco o interpretando gli schemi suggeriti dalle viscere di animali. Esistevano indovini che pretendevano di interpretare la voce degli dei che secondo le leggende parlavano dagli huaca; stregoni, guaritori e medici erano addetti alla cura delle malattie, che si ritenevano fossero in parte causate da peccati commessi dall'individuo, in parte dovute a oggetti estranei immessi per magia nel corpo dell'ammalato, in parte prodotte da cause accidentali. 

 

SCIENZA

La scienza medica, soprattutto la chirurgia, era prerogativa dei sacerdoti, che lasciavano agli altri la cura dei mali di origine magica; in ciò gli Incas si rivelarono più pratici degli altri popoli precolombiani ottenendo guarigioni con metodi e pratiche quasi scientifici (uso del chinino, degli alcaloidi, di erbe mediche, operazioni chirurgiche, ecc.).